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Report desde la Isla

Ultimo Aggiornamento: 22/02/2012 22:02
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12/02/2012 03:35
 
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9° giorno (23 Maggio)

“Il paradiso di Punta Francese”

Alle 08:45, dopo un’abbondante colazione in compagnia della coppia tedesca, aspettiamo nella hall dell’Hotel Colony la navetta Transtur, che ci porterà in 5 minuti alla “Marina di Siguanea”, piccolo porto turistico dell’isola da dove salpano tutte le imbarcazioni per le escursioni di Punta Francese e il Diving (8 cuc a testa x la playa). Il sud dell’isola è molto famoso per i siti d’immersione, sono ben oltre 50 tra cui 2 relitti di navi anni ’70, con spettacolari barriere coralline tra cui pareti di corallo nero e rosso, immense spugne a botte in caverne e grotte tra una miriade di varietà di pesci colorati, insomma un vero e proprio paradiso per gli appassionati di sub (è un Parco Nazionale Marino di 60kmq di cui due terzi sott’acqua). Alle 09:10 l’imbarcazione “Cardenas” con a bordo oltre a noi ed i 3 membri dell’equipaggio, la coppia di tedeschi del nostro hotel ed una canadese, lascia il porticciolo immerso nelle mangrovie, tra gli sguardi assenti dei militari di vedetta della baia che controllano il traffico illegale di scafisti diretti in Messico ed il sole che “raja las piedras”. Dopo circa 1 ora di navigazione, costeggiando un fitta vegetazione di mangrovie ed alte palme al suono di musica caraibica e il riverbero quasi accecante del mare, arriviamo all’estremità più lontana di Punta Pedernales. Una lingua verdissima di mangrovie, ricca di uno straordinario ecosistema dove vi nidificano sule e cormorani, pellicani bruni e colorati pappagalli tra nere fregate che sfrecciano attorno alla nostra barca. All’improvviso l’imbarcazione non vira attorno alla punta dell’isola, ma la attraversa solcando splendide acque basse dal tipico color caraibico verde-turchese, percorrendo un lungo canale costeggiato da fitte e rigogliose mangrovie tra volteggianti fregate e sule. Poco distante, su di un piccolo cayo affiorante dal mare grazie alla bassa marea, un gruppetto di gabbiani ci guarda incuriositi per poi volar via quando l’onda provocata dal nostro passaggio s’infrange sulla bianca sabbia del piccolo scoglio. All’uscita del canale si apre ai nostri occhi un’immensa e meravigliosa baia d’acqua cristallina dalle più svariate tonalità di verde-azzurro, protetta da Punta Pedernales e Francese, accarezzata da un lingua deserta e selvaggia di finissima sabbia bianca contornata da una fitta ed alta vegetazione di palme di ogni tipo, uva caleta e alberi di cedro cubano dove due lunghissimi pontili si protendono per accoglierci, di uno però ne rimangono soltanto i resti dopo gli uragani del 2008. Alle 11:15 la barca ci lascia sul lungo pontile di legno al cui centro svetta un piccolo capanno di paglia con statue lignee di delfini e pesci, che ci porta sino a playa “Punta Francese”, mentre la barca prosegue in mare aperto per effettuare la immersioni con gli altri 3 turisti, per poi attraccare nuovamente qui alle 14 per pranzare a bordo con 10 cuc a testa. La meraviglia dei colori dell’acqua è indescrivibile, (le Maldive non son nulla in confronto), percorriamo circa 100mt di pontile sospesi nel più assoluto silenzio, dato che ci siamo solo ed esclusivamente noi, dove piccoli pesci nuotano in superficie tra cui un trombetta, a riva un piccolo trigone grigio girovaga su un festone di conchiglie, mentre sulla spiaggia una miriade di lettini ammucchiati testimonia la marea di gente che dalle navi da crociera attraccate nelle vicinanze, si riversano qui durante l’alta stagione (ora qui è periodo di chiusura). Ci posizioniamo sotto un albero assaporando questo splendido mare calmo e caldo dai bassi fondali, nuotando sotto il pontile tra diversi e colorati pesci farfalla e balestra, sergenti e argentee mormore, mentre il sole raggiunge il fondale illuminando grandi stelle marine rosse e verdi, tra granchi e gigantesche conchiglie Cobo adagiate a riva, un vero paradiso immerso nel silenzio della natura. In lontananza si odono colpi di scalpello che brandiscono il legno, provengono dall’unico capanno dal tetto di paglia dove alloggiano 3 guardie ecologiche per la tutela della spiaggia, risiedono qui per tutta la settimana dopo aver percorso 5 ore di guagua da Cayo las Piedras. Ci avviciniamo al capanno scorgendo in lontananza alcuni cumoli nuvolosi minacciosi transitare in mezzo al mare mentre incontriamo Carlos, una guardia ecologica che ci racconta che nella notte alcune tartarughe hanno nidificato sulla palya verso punta Pedernales, mentre Pedro, un alto uomo magro dai capelli brizzolati e grandi occhi bianchi che spiccano sulla carnagione nera, continua a modellare le sue scultore, alimentando con scaglie di legno il fumo che esce da un vecchio barattolo di latta, unica efficace protezione dai moschitos purtroppo attivi anche di giorno. Pedro abbozza vagamente due sagome su zocchi di cedro cubano in mezzo ad una montagna di scaglie, pirati che si rifugiarono in questo litorale della baia, tra cui “Francois Leclerc”, famoso pirata del 16°secolo, il primo gamba di legno da cui Cabo Francese prese il nome e l’Olandese, il crudelissimo Jean David Nau, il cui fantasma infesta tutt’ora la playa. Una curiosa leggenda però ha attirato maggiormente la nostra attenzione, quella del famoso pirata “Jean Latrobe” e del suo immenso tesoro mai ritrovato, che si troverebbe ancora oggi sepolto a Punta Francese, a cui deve il nome, immerso nella fitta vegetazione “a 30 passi da una sorgente che bolle o novanta da una roccia a forma di teschio”, come ci conferma Pedro raccontandoci che “è ancora là e qualcuno ogni tanto scava”. Difatti Latrobe fu catturato nel 1809 da una nave battente bandiera statunitense ed impiccato l’anno seguente in Giamaica a Kingston, prima di morire consegnò ad un mozzo una mappa del tesoro affinché la consegnasse al corsaro Lafitte, che però non ricevette mai la pergamena. Sono circa le 14:00 e scorgiamo in lontananza la nostra barca diretta verso il lungo pontile pronta ad accoglierci per il pranzo; salutiamo Pedro e Carlos diretti all’imbarcazione. A bordo il cuoco ci delizia con un ottimo “cerdo in salsa accanto alla falsa copia della nostra pasta alla carbonara, arroz blanco e purè de pata, manga e pina”, ma a noi spettano due enormi aragoste da poco pescate, dal sapore veramente ottimo. Dopo aver pranzato ed aver deliziato la miriade di pesci colorati attorno alla nostra barca con gli avanzi del banchetto, in barca cala il silenzio; l’equipaggio si è appisolato sui lettini del capanno di paglia a metà pontile mentre altri hanno preferito le calde assi lignee della passerella. Tutto tace in questo assolato pomeriggio quando all’improvviso si ode un gran tuono, il vento si alza frettolosamente mentre cupe nuvole riversano un battello d’acqua solo in mare lasciando a riva un accecante sole. Le onde s’ingrossano vistosamente portando la barca a sbattere contro le protezioni del pontile, tanto da decidere di lasciare quello che fino a poco fa era considerato un tranquillo paradiso, per proseguire in mare aperto, dove la coppia di tedeschi effettuerà un'altra immersione tra le meraviglie di questi fondali illuminati dai flash dei lampi. Son circa le 16:00 e la bufera non accenna a placarsi, anzi il vento aumenta le onde a tal punto da non riuscire a posizionare la barca contro di esso, ma la porta a rivolgersi verso la poppa aperta, dove un improvviso e violento “graniso” (grandine grossa come noccioline) la allaga e pervade di ghiaccio mentre i sub sono ancora in mare, noi ci rifugiamo tutti in cambusa nella speranza termini al più presto. Dopo circa 20 minuti tutto improvvisamente si placa, recuperiamo i sub che nemmeno si sono accorti delle onde grosse e della grandine per poi alle 16:30 riprendere la via del ritorno verso la “Marina”. Rispunta immediatamente un caldo sole che ci accompagnerà per un ‘ora e mezza finché alle 18:00 entriamo nella baia del porto sotto i soliti sguardi assenti dei militari (a Cuba non fare oggi quello che puoi tranquillamente far domani!!!). Salutato l’equipaggio della barca, saliamo sulla navetta Transtur che in 5 minuti ci porta all’Hotel Colony, dove in compagnia dei tedeschi Hardy e Biggi ci rilassiamo con un tuffo in piscina ed un buon mojito, fino ad assaporare un arancione sole che gioca a nascondino tra le fronde delle palme prima di tuffarsi in mare, per poi gustarci un ottima pina e crollare in camera

Sgt. Garcia Fan Club Camaguey
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