"Le vite degli altri" è un film veramente squisito, ricco di riferimenti nostalgici, almeno per me che nella seconda metà degli anni 80 ho lavorato in DDR per la SNAM che colà aveva un impianto.
La situazione era veramente come descritta nel film, per non dire peggio. Nulla a che vedere con cuba. In DDR la stasi ed i "chivatones" non scherzavano affatto e per finire in disgrazia bastava un nonnulla.
Io avevo comperato un paio di praktika (con obiettivi zeiss jena) ad un amico di un conoscente tedesco che colà viveva. Ero riuscito a portarle a casa passando indenne la dogana in uscita a berlino.
Amici mi hanno chiesto di portarne altre. Forte della esperienza positiva, ne ho comperate altre due. Il risultato è stato che in frontiera me le hanno sequestrate e che il conoscente tedesco ed amico sono finiti in guai grossi. L'ho saputo al mio successivo ed ultimo soggiorno di lavoro. Pare che le sanzioni per i due disgraziati fossero davvero sproporzionate rispetto al "reato" e purtroppo non li ho mai più visti. Ho saputo della loro disavventura da un altro collega di lavoro in SNAM.
L'atmosfera in DDR in quei tempi era di una tristezza e di uno squallore veramente, ma veramente tremendi. Tutti avevano paura di tutto e la depressione la faceva da padrone. Solo i tedeschi-comunisti sono riusciti a ridurre in quello stato un popolo intero. Nulla a che vedere con cuba, ove la gente per fortuna dopo tutto è quasi contenta e felice. Neanche negli altri stati del blocco sovietico, forse ad eccezione della cecoslovacchia, la situazione era tanto nera come in DDR.
Ancora oggi sono in dubbio se responsabili di quello squallore e di quella tristezza siano stati il comunismo o la mentalità teutonica abbinata ad esso, a formare un mix tremendo ed invero deprimente. In ogni caso, sono stramaledettamente certo di una cosa: i pochi nostalgici che ancora oggi rimpiangono i tempi andati nella ex-germania dell'est, sono infimamente in mala fede o facevano parte di quella elite della nomenklatura, che naturalmente ha perso gran parte dei privilegi indebiti a cui si era abituata.
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In vulva veritas