12 luglio 2013 di Gaetano Prisciantelli
"Il governo di Cuba non può chiamarlo eroe, quando si muove tra archivi segreti, spionaggio, silenzi e bugie", ci racconta la dissidente in visita a Roma
"Wired, Che bello!". Yoani Sanchez ama Wired. Non è solo perché il mensile di tecnologia l'ha messa in copertina in uno dei primi numeri dell'edizione italiana, ma anche perché somiglia molto alla creatura che, annuncia la blogger cubana, sta per nascere. Stiamo parlando di un giornale, come ci aveva anticipato mesi fa, al quale Sanchez sta pensando da un po' di tempo e che sta prendendo forma. "Sarà moderno, tollerante, flessibile, curioso del mondo e della tecnologia". Appunto, ci ricorda qualcosa.
Sanchez l'11 luglio è a Roma, in un camerino dell'Auditorium Conciliazione, all'ombra del cupolone della basilica di San Pietro. L'atrio è un via vai di tailleur e abiti scuri. Sul palco entro un'ora salirà lei, davanti a una platea di rappresentanti della banca Mediolanum. Un invito, spiegano gli organizzatori, "motivato dal fatto che Yoan Sanchez abbia utilizzato la tecnologia per portare avanti l'ideale di libertà di espressione". La stanza dell'incontro si raggiunge attraverso diverse rampe di scale. Gli ingressi sono presidiati con discrezione. Ovunque vada, infatti, è accolta dalle contestazioni riservatele in quanto voce critica e nei confronti del regime comunista che governa Cuba dal 1959. Anche questo rafforza il suo status di artefice di un cambiamento che alcuni ritengono imminente. Ma è calorosa e si illumina quando le chiedo degli orecchini a forma di Y, la forma del logo del suo blog, Generación Y. "Li ha fatti una lettrice peruviana del blog. Si chiama Mili e fa anche bracciali e molte altre cose!". Il personaggio, il ruolo della dissidente, non sembra aver preso il sopravvento sulla blogger che ama mettersi in contatto col mondo e far succedere cose nuove e inaspettate, un post alla volta.
"Quando ho aperto il blog - racconta - non immaginavo che avrei diffuso tra molte persone il desiderio di una condizione più libera a Cuba. E neanche credevo che avrei potuto unire molte persone che la pensavano come me. Ora, ogni giorno mi sento davanti a un bivio, a una scelta decisiva. Ma il momento cruciale è stato nel 2007, quando mi è stato chiaro che l'accesso alle tecnologie per comunicare rappresentava un' opportunità ma al tempo stesso anche una grande responsabilità. Il 27 dicembre del 2007 il Wall Street Journal dedicò una pagina a me, con tanto di immagine del mio blog. Fu allora che pensai: da qui non si torna indietro".
Prima di entrare qui ho letto il tuo ultimo tweet. Dice " la mia qualifica preferita è quella di cittadina". Cosa significa?
"Significa che in un mondo dove tante persone vogliono essere politici, banchieri o personalità della moda, la cosa piu importante, quello che più serve a questo mondo sono i cittadini, persone che tengano gli occhi aperti sul potere, che domandino, che mettano in discussione, che abbiano volontà di cambiare la realtà".
E poi ci sono i cittadini della Rete, quelli che pensano di fare politica e di cambiare il mondo ogni volta che condividono un post, o cliccano su un like.
"Ecco, appunto. Ciascuno deve assumersi la responsabilità di passare dal click alla realtà. Un click, un like, un retweet non cambiano il mondo. Amo la tecnologia ma ne conosco i limiti. I cittadini non possono essere attivi solo nel mondo virtuale del cyberspazio, ma devono trasportare la loro consapevolezza politica dentro la realtà nel mondo concreto e fisico. Come cittadini soltanto virtuali non andiamo da nessuna parte".
Ne sa qualcosa il povero Edward Snowden, la fonte del Datagate. Tanta solidarietà in Rete, ma poco supporto concreto.
"Il tema che rappresenta Snowden è molto interessante. Credo che lui sia un simbolo della fase che stiamo vivendo, in cui si mette in discussione il fatto che i governi possano avere tanti segreti, la mancanza di trasparenza della diplomazia, il ruolo dell'indivuduo nei meccanismi del potere. Trovo interessante il fatto di desecretare i documenti ufficiali. Al tempo stesso non mi piace che proprio i governi più inclini alla segretezza, come quello cubano, tentino di utilizzare Snowden come una bandiera. Mi sembra totalmente cotraddittorio. Un governo che si muove tra archivi segreti, spionaggio, silenzi e bugie, adesso presenti Snowden come un eroe. Snowden appartiene ai cittadini, non ai governi".
A proposito di segreti, scandali e reti. Come mai il tuo blog ha dovuto cambiare server?
"Da un lato ho il problema che i visitatori sono tanti e ho dovuto cercare un server più potente. Ma c'è anche un problema di attacchi informatici. A novembre 2012 ne ho contati 15mila. E quindi ho dovuto cercare una collocazione più potente e più sicura. E ho dovuto traslocare, con tutto quel che comporta: alcune parti del blog si perdono, ci sono mille problemi per ricollocare i testi. Ma tra i miei talenti c'è quello di resuscitare, di rinascere dopo ogni perdita".
Quante altre Yoani ha incontrato finora?
"Mi ispira sapere che non sono sola a combattere per la libertà attraverso un blog. C'è una ragazza iraniana, Farnaz, che ha vissuto situazioni molto complicate. Mi dà molta soddisfazione quando vado da qualche parte e qualcuno mi dice: ' ho aperto un blog dopo avere letto il tuo'."
E dopo il blog, il giornale?
"Due anni fa il progetto era un sogno. Ora è una realtà vicina. Proprio in questi giorni stiamo completando il progetto grafico della versione in pdf. Nel mio paese non si possono fondare nuovi giornali cartacei, è un reato chiamato ' propaganda enemiga'. Quindi stiamo lavorando solo su una edizione digitale. Servono memorie flash, cd, hard disk, che non si trovano a Cuba. Ma proprio questo rende il progetto interessante perché niente è più eccitante di quel che è proibito. E questo è già uno stimolo".
Che tipo di persona sarebbe il corrispondente dall'Italia del vostro giornale?
"Immagino persone giovani, con grande curiosità culturale per le tecnologie moderne, perché sarà un giornale moderno. Una volta mi sono chiesta come le persone del mio paese vedessero Granma, il quotidiano ufficiale del partito di Fidel Castro. Mi sono risposta subito che se fosse una persona sarebbe un uomo vecchio, ordodosso, intollerante, verbalmente aggressivo, molto poco intelligente. Il nostro giornale, invece, è moderno, tollerante, flessibile, curioso del mondo e della tecnologia. Il nostro giornale è cool! Ed è un uomo oppure una donna, è lo stesso!"
- 'No hay mal que dure 100 años ni pueblo que lo resista'.