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Morto un altro dissidente a Cuba

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2012 15:01
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20/01/2012 14:20
 
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Altro sciopero della fame, finito tragicamente a Cuba.

Copio e incollo l' articolo apparso oggi sul Corriere delle Sera

L'AVANA
Dopo 50 giorni senza cibo,
muore dissidente cubano
Il 31enne Wilmar Villar faceva lo sciopero della fame contro una condanna a 4 anni di carcere


Il dissidente cubano, Wilmar Villar
MILANO - Il dissidente politico cubano, Wilmar Villar, di 31 anni, è morto giovedì in un ospedale di Santiago di Cuba dopo 50 giorni di sciopero della fame. Lo ha annunciato un esponente dell'opposizione cubana, Elizardo Sanchez. Villar aveva smesso di alimentarsi per protestare contro una condanna di quattro anni di prigione pronunciata il 24 novembre scorso dal tribunale, ha precisato Sanchez, che guida la Commissione cubana per i diritti dell'uomo e per la riconciliazione nazionale, organizzazione illegale ma tollerata dalle autorità locali.
TERAPIA INTENSIVA - Le condizioni di salute di Villar si erano lentamente deteriorate negli ultimi giorni e l'uomo era stato ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Santiago di Cuba. La Commissione cubana per i diritti umani «considera che la responsabilità morale, politica e giuridica della morte di Villar sia del governo cubano». Lo ha affermato Sanchez, per il quale si è trattato di «una morte evitabile».

Villar apparteneva dallo scorso settembre a un gruppo chiamato Unione Patriottica di Cuba, un'organizzazione nata a metà del 2011, illegale ma tollerata dalle autorità. Il 31enne era stato arrestato il 14 novembre mentre partecipava a una protesta e, dopo aver smesso di mangiare in prigione, le sue condizioni erano peggiorate lentamente. Si tratta della seconda morte di un prigioniero politico, dopo quella di Orlando Zapata, deceduto nel 2010 dopo un digiuno di 85 giorni.


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21/01/2012 12:02
 
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E' sempre interessante la risposta ufficiale del governo cubano, quando succedono queste cose.

La risposta, devo dire molto ben amplificata dai media cubani e i mille echi nelle rete- qualcuno in buona fede, altri un po' meno- è la solita; non si tratta di un dissidente , ma di un normale delinquente comune, che ha deciso di farla finita.

Ora sappiamo tutti, che la stampa e la comunicazione cubana non è libera, nessuno può liberamente scrivere e tanto meno smentire ufficialmente , o partecipare ad un pubblico dibattito, per portare le proprie prove e le opinioni.

Io sinceramente non so chi sia questo Wimar Villar, certo che storicamente, basta fare un giro nella rete- noi abbiamo questa fortuna a Cuba un po' meno- questa persona qualche legame con la dissidenza l' ha aveva. Riporto qui un vecchio articolo dove si parla di Lui.

Wilmar Villar, uno de los principales opositores del régimen castrista y activista de la Unión Patriótica de Cuba.

Poi risulta dal solito cliche governativo, che fu arrestato per violenza domestica, con una denunzia da parte dei famigliari, e una generica rivolta contro la polizia durante l' arresto- quest'ultima accusa per chi sa come funzionano certe cose, fa un po' ridere, anche nella civilissima Italia, quando si arresta qualcuno, senza troppe prove , non costa nulla aggiungere qualche piccola lesione ad un agente- .

Rimane che la famiglia gli è stata vicino in questi 50 giorni di sciopero della fame, compresa la moglie, che secondo qualcuno è stata picchiata dal violento marito... Come sempre, in questi casi, con una bella dichiarazione di ringraziamento allo stato cubano, per l' aiuto dato al marito, per evitarli la morte.

Allora come sempre abbiamo di fronte un delinquente comune, che qualcuno vuole metterci su il capello, sarà.... [SM=g27988]

Devo dire che Villar era molto previdente visto le foto, fatte in passato e che pubblico, dimostrano un personaggio, che diciamo non amava molto la dittatura castrista, indossando anche T Shirt, diciamo contestatrice.

Ma si sa i suicidi sono sempre molto lucidi, e pianificano bene il loro operato... [SM=g27989]

Beato chi ci crede.......
[Modificato da agente bunda 21/01/2012 12:05]


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21/01/2012 12:17
 
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Durante l' estrema protesta, di Villar, la moglie, che secondo qualcuno è persona picchiata dal marito, mi sembra da questo articolo fatto prima della morte, non odiasse molto questo marito, tanto da tenere i contatti e denunziare il fatto, alla stampa fuori Cuba.

Ma si sa la sindrome di Stoccolma, è tipica nelle mogli picchiate dai mariti.....

Ecco questo interessante articolo, uscito in tempi non sospetti...

Esposa de Wilman Villar denuncia crítica situación del opositor después de 50 días de huelga de hambre
MARTES, 17 DE ENERO DE 2012 22:30 CIUDADANOS CUBA HITS: 64 SECCIÓN: CUBA - REPRESIÓN
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“[…] Mi esposo Wilman Villar Mendoza, el cual continúa grave, su estado es crítico. Le dio fiebre, está inconciente, tiene respiración artificial, y dice el médico que hay que esperar, que la fiebre puede ser buena o mala en su estado. […] Sólo lo puede salvar un milagro”, ha declarado Maritza Pelegrino Cabrera a la organización anticastrista Asamblea de la Resistencia cubana, que ha seguido y divulgado desde inicio el caso de este opositor en huelga de hambre hace más de 50 días.

Villar Mendoza es miembro de la Resistencia cubana en el oriente de la Isla se debate entre la vida y la muerte en el Hospital Clínico Quirúrgico Juan Bruno Zayas de la Ciudad de Santiago de Cuba.

"Aquí nos encontramos su mamá, los tíos y primos”, dijo la esposa de Villar Mendoza quien es además la madre de sus dos hijas, una de siete y otra de cinco años.

El opositor fue arrestado el 14 de noviembre de 2011 en el muncipio santiaguero de Contramaeste después de participar en una marcha pública organizada por la Unión Patriótica de Cuba.

El 24 del mismo mes fue llevado a un juicio sin garantías procesales en el que fue sentenciado a 4 años de prisión por los supuestos delitos de “desacato, resistencia y atentado”. Ese mismo día inició una huelga de hambre en protesta contra esta injusticia.

A fines de diciembre cesó la huelga en espera de un nuevo juicio donde se pudiera demostrar su inocencia, pero las autoridades de la Prisión de Aguadores y los oficiales de la Seguridad del Estado de Santiago de Cuba, responsables directos del proceso llevado a cabo contra Villar Mendoza, no respondieron a su demanda.

El domingo 15 de enero de 2012 un grupo de miembros de la Resistencia y Damas de Blanco se presentaron frente al hospital para llamar la atención sobre la situación critica del prisionero político y cerca de 15 personas fueron arrestadas y golpeadas por fuerzas de la Seguridad del Estado.


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21/01/2012 12:29
 
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Per terminare questa piccola investigazione, ecco il video della manifestazione alla metà di Novembre svolta a Contramaestre, municipio in provincia di Santiago dove ha partecipato il
"delinquente comune" Willamar Vilar, prima di picchiare la moglie.... Secondo la risposta ufficiale del governo cubano.

Allora tirando un po' le somme, questa persona di 31 anni, prima di picchiare la moglie, che comunque lo assiste preoccupata all' ospedale, partecipa ad una manifestazione contro il regime, ma viene arrestato e condannato per violenza domestica!!!!

Se qualcuno ci crede, può farlo pure, ma almeno porsi qualche dubbio, non sarebbe male.



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21/01/2012 12:50
 
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Qui si può ascoltare la voce della Moglie di Villar, Martiza Pelegrino Cabrera, che piangendo denuncia la morte del marito, e spiega le colpe del governo cubano.

Il tutto veramente strano, per una donna che prima denuncia il marito per maltrattamenti, e poi riconosce il marito come un dissidente.

Qualcosa non torna nella versione ufficiale cubana, non vi pare... ?????

fonoteca.esradio.fm/2012-01-20/testimonio-en-esradio-de-la-mujer-de-wilman-villar-38...


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21/01/2012 13:38
 
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Che strano....,

nessun commento dai sapienti, dai giudicanti e/o dai residenti....




Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera
è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi
tirando il manico.....

W. Churchill




21/01/2012 13:49
 
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Per le prime due "categorie" non saprei, per quella dei residenti posso dire di non voler fare la fine di Vilar, se è questo che volevi sapere. Una persona con un minimo di intelligenza non fa queste domande a chi sa che ha difficoltà a rispondere "fuori dai denti". E nessuno nega che a Cuba ci siano forti e gravi limitazioni a molte libertà personali. Contento così? Se vuoi saperne di più vieni a trovarmi. Per maggiore e ulteriore chiarezza: non risponderò più ad argomenti strettamente politici. Mi chiamo Aldo, non Sebastiano.
E smettila di provocare. Ma non te ne eri andato dal Forum?

P.S.: E' proprio vero che l'istruzione non è sinonimo di Cultura e men che meno di intelligenza.
[Modificato da ilvecchioeilmare 21/01/2012 18:34]
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21/01/2012 20:06
 
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Qui raggiungiamo il massimo. Secondo Cuba il povero Wilmar, non faceva neanche lo sciopero della fame, riporto la frase UFFICIALE.

arresto della funzionalita' di vari organi dovuto ad una grave
infezione respiratoria, che lo aveva portato ad uno shock
settico, mentre si trovava ricoverato in un ospedale di Santiago
di Cuba.>

Certamente hanno ragione.... Peccato che la morte classica per sciopero della fame è l' infezione. Mi viene da pensare che anche la famosa medicina cubana, non sia così eccezionale, raccontare cazzate del genere, fa pensare tante cose.

Certo che essere così facce di tolla, è veramente una cosa incredibile nel 2012. Capisco, anche se la critico, la propaganda interna possa essere anche ridicola- credo che non esista cubano che non sia stufo di questa situazione, e sanno benissimo che sono solo cazzate- ma pensare che qualche Europeo possa credere a ciò, è incredibile. Veramente incredibile, la stupidità umana non ha limiti...



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22/01/2012 15:01
 
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Copio e incollo l' articolo di Massimo Cavallini, sul Fatto Quotidiano, dove ci racconta la morte Wilman Villar.

Vedo che arriva alle stesse conclusioni, che abbiamo scritto qui nel nostro piccolo forum.. [SM=g27988] .

di Massimo Cavallini | 22 gennaio 2012




Più informazioni su: Amnesty International, Cuba, Massimo Cavallini, Morte, Orlando Zapata Tamayo, Prigioniero Di Coscienza, Sciopero Della Fame, Wilman Villar Mendoza


Requiem per Villar, “delinquente” cubano Sì, lo so, accade ben altro nel mondo. E in tutto il mondo c’è gente che muore in carcere. Ma io credo valga egualmente la pena esaminare nei dettagli il caso di Wilman Villar Mendoza, morto venerdì mattina in una prigione di Santiago di Cuba, al termine di uno sciopero della fame durato quasi due mesi. O – per quanti preferiscano adeguarsi alla versione ufficiale – il caso del “delinquente” Wilman Villar Mendoza, morto, nonostante le cure tempestivamente e generosamente somministrategli dallo Stato le cui leggi egli aveva infranto, per un’inarrestabile forma di setticemia nell’ospedale Juan Bruno Zayas, dove era stato trasferito d’urgenza una settimana fa.

Perché vale la pena? Per due fondamentali e piuttosto ovvi motivi. Il primo: perché – grande o piccola che sia – quella di Wilman Villar Mendoza è, comunque, la storia di un’ingiustizia. Il secondo: perché chiudere gli occhi di fonte a un’ingiustizia – grande o piccola che sia – è come chiudere gli occhi di fronte a tutte le ingiustizie. O, se si preferisce, all’universale ingiustizia, all’eterna prepotenza dei carnefici di cui questo caso non è che un infinitesimo ma nitidissimo frammento.

Partiamo, come si usa dire, dai fatti. Anzi, partiamo dai fatti così come vengono descritti nella versione ufficiale del governo cubano, puntualmente ripresa, con assoluta sintonia d’accenti, dalla pletora di blog “indipendenti” che il governo cubano gestisce. Contrariamente a quanto sostengono i nemici (interni ed esterni) della Patria che oggi volteggiano come avvoltoi attorno al cadavere, afferma il governo, Wilman non era né un “dissidente”, né era in sciopero della fame. E in prigione era finito – come risulta da “abbondanti e inequivocabili prove” – per avere prima brutalizzato sua moglie nel corso d’una lite domestica e, quindi, per aver opposto resistenza all’intervento degli agenti in difesa della consorte maltrattata. La sua morte, prosegue il comunicato governativo, è infine sopraggiunta, nonostante il prodigarsi dei medici, per una malattia contratta quando ancora era fuori dal carcere.

“Cuba – conclude la nota – si rammarica per la morte di qualunque essere umano; condanna energicamente le grossolane manipolazioni dei nostri nemici, e saprà smantellare questa nuova aggressione (quella di quanti vogliono far passare Wilman per una vittima della repressione politica ndr) con la verità e con la fermezza che caratterizzano il nostro popolo”.

Il caso sembra la replica, quasi esatta, di quello, ormai vecchio di quasi due anni, di Orlando Zapata Tamayo. Anche lui morto in carcere al termine d’uno sciopero della fame. E anche lui prontamente qualificato – dal governo cubano e dalle sue varie appendici, inclusa quella italiana – come “delinquente comune”. Zapata era, per i castristi d’ogni latitudine, un “asociale cronico”, un violento che neppure il carcere era riuscito a domare, costringendo le autorità a trasformare una condanna iniziale a quattro anni per desacato (mancanza di rispetto verso l’autorità), in un virtuale ergastolo di 36 anni.

Nel caso di Zapata, arrestato durante una pacifica manifestazione di protesta per la cosiddetta “primavera negra” – marzo del 2003 – e riconosciuto da Amnesty International come “prigioniero di coscienza”, gli atti violenza consumati in carcere (e sfociati in un sciopero della fame durate 86 giorni), consistevano nella richiesta di vedersi riconosciuti i diritti di detenuto politico. O, per dirla con sua madre, per vedersi riconosciuti gli stessi diritti che, a suo tempo, dopo l’assalto al Cuartel Moncada, il tirannico regime di Fulgencio Batista aveva riconosciuto al prigioniero Fidel Castro Ruz.

Nel caso di Wilman Villar, arrestato lo scorso novembre durante una manifestazione antigovernativa a Santiago, la storia è ancor più squallidamente semplice (o semplicemente squallida). Finito in carcere, Wilman è stato processato, non per i reati commessi (o meglio, non commessi) durante la protesta, bensì per un incidente familiare accaduto quattro mesi prima, a luglio.

Che cosa sia esattamente accaduto quel giorno non è chiaro. Forse Wilman aveva davvero colpito, come sostiene il governo, sua moglie Maritza, o forse no. Quel che è certo è che l’accusa – dissoltasi dopo che tutte le denunce in proposito erano state ritirate – è stata d’autorità riesumata dopo l’arresto di novembre. E che è quindi diventata, pochi giorni dopo quell’arresto, oggetto d’un processo a porte chiuse, durato meno di due ore, durante le quali non è stata ascoltata alcuna testimonianza. Nessuna, nemmeno quella di Maritza – la “vittima” i cui diritti la giustizia cubana afferma d’aver difeso – che oggi dice: “Lo hanno ammazzato”.

Il “delinquente” Wilman Villar era in sciopero della fame perché si considerava (e con tutte le ragioni del mondo) vittima d’un abuso. Una piccola storia la sua. Nel mondo, è vero, accade ben altro. Ed è proprio nel nome di questo “ben altro” – ormai da tempo divenuto l’unico sostegno morale di regimi profondamente immorali – che mi pare sia giusto, oggi, soffermarsi, un attimo almeno, a considerare questo minuscolo brandello di vita e di morte. Giusto il tempo per gridare di fronte ai carnefici (da qualunque pulpito essi scrivano): “Anch’io sono un delinquente”.
[Modificato da agente bunda 22/01/2012 15:01]


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