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Continua la repressione a Cuba

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2012 21:19
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19/03/2012 12:30
 
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Mentre a Cuba la repressione verso i dissidenti si fa ogni giorno più dura. Il Vaticano decide di non incontrare i dissidenti cubani. Un viaggio questo all' insegna dei potenti, l' incontro con Fidel Castro è quasi sicuro. In Messico il Papa non incontra le vittime dei preti pedofili. Ma cosa pensa il vaticano che intanto è sommerso dallo scandalo per il riciclaggio dello IOR, che il mondo sia una banca? Altro che parola del signore questa è parola del signoraggio.

Copio e incollo questo articolo apparso sulla Stampa di oggi.

Giacomo Galeazzi per "la Stampa"



Fidel Castro sì, le vittime di padre Marcial Maciel no. Il «faccia a faccia» con il «líder máximo» presenta per la Santa Sede meno problemi rispetto a quello con i giovani abusati dal fondatore dei Legionari di Cristo. Diversamente da quanto accaduto in altri viaggi di Benedetto XVI, l'episcopato messicano non ha chiesto quel colloquio ormai divenuto consueto nei paesi più colpiti dallo scandalo-pedofilia.



La mancata richiesta dei vescovi testimonia l'imbarazzo e le difficoltà create in Messico dalla bufera che ha travolto la congregazione religiosa commissariata da Benedetto XVI dopo decenni di illimitato potere grazie ai legami con maggiorenti di Curia (Sodano, Dziwisz) e magnati dell'economia (Carlos Slim, Oriol Muñoz). «I Legionari hanno "bonificato" l'America Latina dalla teologia della liberazione e ora presentano il conto alle gerarchie ecclesiastiche locali», commentano con amarezza in Curia.

Illustrando ai mass media il viaggio papale a Cuba e in Messico, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi spiega che ci potrebbe essere l'incontro con Fidel Castro, ex allievo di un collegio dei Gesuiti, mentre è quasi certo che non ci sarà quello con i dissidenti cubani e sicuramente, in Messico, non quello con le vittime di padre Marcial Maciel.



«Fidel Castro non rifiuterà questa opportunità, la presenza del Pontefice è un segno storico di estremo rilievo, soprattutto per gli scenari che apre», è convinto «l'ex ministro degli Esteri» vaticano, il cardinale Achille Silvestrini, che ricorda i «copiosi frutti per la Chiesa» prodotti dal viaggio a Cuba del ‘98 di Wojtyla.

Intanto fervono i preparativi nella perla dei Caribi e in Messico per la visita che il Pontefice, tra polemiche e speranze, compirà in questi due Paesi-chiave del continente americano dal 23 al 28 marzo. Lo spagnolo è la lingua più parlata dai cattolici al mondo e in una settimana di fede e politica, il Papa teologo e pastore getterà un ponte sulla Chiesa di domani. Come accadeva per le missioni «oltrecortina» di Wojtyla, i momenti «sensibili» rimarranno nell'ombra fino all'ultimo istante.




Sul colloqui con i dissidenti, padre Lombardi chiarisce che «non è nel programma e non lo prevedo: neppure Giovanni Paolo II ebbe incontri del genere». Quanto invece al «vis-à-vis» con Castro, «è un'eventualità, una cosa possibile». Non è nel programma ma se il «líder máximo», ormai giunto al termine della sua vita, lo desidera, «il Santo Padre sarà disponibile».

Per le vittime del messicano Maciel, invece, padre Lombardi ha «escluso» senza mezzi termini un incontro con il Pontefice. E la spiegazione svela la delicatezza della questione: «Non è previsto, i vescovi non l'hanno chiesto. Negli altri paesi in cui questi incontri sono avvenuti, i vescovi lo avevano chiesto perché il problema era sentito nella società e nella Chiesa. In questo caso no, non c'è nel programma e non c'è da attenderselo». Il Sostituto della Segreteria di Stato, Angelo Becciu ha annunciato all'Osservatore Romano un'indagine interna su tutti gli organismi della Santa Sede per smascherare i «corvi» che hanno rivelato documenti segreti.



All'origine della guerra curiale a colpi di dossier tra vecchia e nuova gestione ci sono anche le coperture a lungo concesse al pedofilo Maciel. Padre Lombardi ha anche ribadito la contrarietà della Santa Sede all'embargo Usa nei confronti di Cuba, considerato «qualcosa di cui il popolo soffre le conseguenze e che non raggiunge lo scopo». È un bene che sia finita l'occupazione dei dissidenti alla cattedrale dell'Avana, già stigmatizzata dal cardinale Ortega come un gesto dimostrativo.

L'altra notte i 13 dissidenti sono stati fatti sgomberare - senza l'uso della forza - dalla chiesa. «È una crisi che non avrebbe dovuto verificarsi», osserva Lombardi. Il Papa, garantisce, «sta molto bene, come dimostra questo gravoso viaggio». Dal Messico avvertono che la Costituzione separa Chiesa e Stato: c'è chi teme quanto potrebbe dire Ratzinger. Inclusi forse alcuni vescovi.


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