00 21/09/2013 11:51
Visto che in questi giorni e' prematuratamente scomparso il regista,
Daniel Diaz Torres credo che sia doveroso un omaggio e magari mostra una sua opera a chi non lo avesse conosciuto




La pelicula de Ana (2012) vince il premio come miglior lungometraggio di ficton assegnato dall’ dall’Associazione Cubana della Stampa Cinematografica. La protagonista, Laura de la Uz, interpreta un’attrice che interpreta solo ruoli mediocri, avventure per adolescenti, telenovelas per casalinghe e pellicole senza spessore. La necessità di comprare un frigorifero e i numerosi problemi economici la convincono a interpretare una prostituta per un documentario girato da una produzione austriaca. Non sarà uno ei soliti ruoli, pieno di stereotipi e di eccessi, la sua miglior interpretazione.



Un senso di fastidio quando pensiamo a tutte quelle persone che cercano di farsi passare per altre. L'uomo che fuma un sigaro - anche se non gli piace - perché i turisti lo fotografino e lo paghino per quel gesto. Il funzionario che indossa la maschera della simulazione ideologica ormai divenuta una cosa sola con il suo volto. Persino coloro che alimentano la simulazione, perchè hanno perso la capacità di distinguere tra la parte di storia che si sono inventati e la realtà. Proprio come Ana che, tolto il trucco e spenta la macchina da presa, continua a recitare e a fingere”. Un film da vedere.


La critica di critica di Yoani Sánchez: “Come un gioco di specchi, il film sovrappone realtà e finzione, emozione e interpretazione. Neppure l’umorismo e le battute scherzose tolgono gravità al dramma della doppia personalità come strumento di sopravvivenza. Ana si complica la vita, si trova coinvolta completamente in un mondo che in realtà non conosce, ma che la esalta e la attrae fino in fondo. Fa posare i familiari a loro insaputa; filma i vicini di casa per dare corpo a un’improvvisata sceneggiatura e mente in continuazione. Diventa la vera e propria regista di una pellicola realizzata su diversi piani, pensati per assecondare le aspettative dei produttori stranieri. Tuttavia, a ogni luogo comune si unisce la durezza della sua vita, priva di affetti, senza bisogno di essere troppo drammatizzata. La película de Ana ci provoca una vergogna femminile, nazionale, umana.


- 'No hay mal que dure 100 años ni pueblo que lo resista'.