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Un uomo di Giaveno a Cuba

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2012 15:13
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03/01/2012 17:03
 
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Nel nostro percorrere la storia cubana, troviamo un altro italiano legato a questa terra.

Un Piemontese di Giaveno Dino Pogolotti.

Giovane costruttore Italiano, emigrò nelle americhe- come si diceva quella volta- agli inizi del 900.

Come molti nostri conterranei portò a Cuba del epoca la capacità imprenditoriale e artigiana.
Con Dino però il salto fu grande. La crescita economica di Cuba a quel tempo era grande, la classe operaia migliorava e aumentava.
Lo Stato cubano del epoca ricordiamo era l' inizio del 900, decise di costruire delle case a basso costo per i lavoratori cubani. Fece un bando di concorso con un capitale di 650.000$ una cifra considerevole- lo è anche ora- per l' epoca. Si richiedeva la costruzione di circa 1000 case per i lavoratori cubani. L' area era quella del Marianao.

Dino Pogolotti vinse la gara d' appalto, con un progetto innovativo per l' epoca, case prefabbricate con quadri in cemento, manufatti prodotti direttamente a Cuba.
Oltre al quartiere fu costruita anche una linea del treno che collegava il quartiere alla città.Fu fatta la rete fognaria e l' acqua permanente in tutte le case. Questa opera terminò nel 1912.

Un opera veramente avanti con i tempi, le case sono ancora abitate, e l' architettura ha influenzato per anni fino a quasi i giorni nostri le costruzioni non solo di Cuba ma di tutto il centro america.

Dino Pogolotti

[Modificato da agente bunda 03/01/2012 17:05]


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03/01/2012 17:07
 
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Alcune foto del Barrio Pogolotti



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03/01/2012 17:08
 
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Un video di quello che rimane, comunque abitato del Barrio Pogolotti.

[Modificato da agente bunda 03/01/2012 17:20]


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04/01/2012 18:03
 
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Ma di Giaveno se non sbaglio dovrebbe essere
anche il ben piu famoso Kazzone da forum? [SM=g27988]

[SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987]


- 'No hay mal que dure 100 años ni pueblo que lo resista'.

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04/01/2012 23:11
 
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Re:
cubaa360gradi, 04/01/2012 18.03:

Ma di Giaveno se non sbaglio dovrebbe essere
anche il ben piu famoso Kazzone da forum? [SM=g27988]

[SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987]



Mi sembra di si, ma per ora non ha ancora costruito 1000 case a Cuba... ma mai dire mai.. [SM=g27988] [SM=g27987]



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10/03/2012 15:13
 
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Inviato da Marco Lucio Papaleo
Notizia | 09/03/2012 ( ore 09:42 ) : S'intitola Mi Pogolotti Querido il nuovo documentario diretto dalla torinese Enrica Viola, autrice, tra l'altro, di Se la vita è meglio, butti via la telecamera. Documentario che verrà presentato il 12 Marzo 2012 presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma e che apre ribadendo che "La traversata è l'andare del pianeta attraverso le età, è il viaggio della persona attraverso la vita. In ogni traversata c'è un porto, un luogo in cui ancorarsi e seminare".
Perché, con interventi del consigliere regionale Pino Chiezzi e dell'antropologo Miguel Barnet, quella che viene raccontata è la storia del Barrio Pogolotti, primo quartiere operaio costruito all'Avana, fondato da Dino Pogolotti quando, lasciato a vent'anni Giaveno, piccolo paese del Piemonte, alla fine dell'Ottocento, s'imbarcò a Genova diretto a New York, per poi trasferirsi nel 1898 a Cuba in veste di segretario del console americano.
Ed è la nipote Graziella Pogolotti, ancora oggi intellettuale di punta del mondo cubano, a scrivere a macchina il prologo di cui sopra; mentre testimonianze illustri guidano alla scoperta del Barrio, risultato di una legge entrata in vigore nel 1910 con il proposito di creare una comunità per risolvere i problemi abitativi, nelle cui case si praticano rituali di Santeria, si incontrano anziani giocatori di Domino che rievocano i tempi andati, artisti famosi come il musicista Oscar Valdes, che per scelta ha deciso di continuare a vivere in un quartiere proletario, ed ex campioni di football che oggi si dedicano alla formazione dei giovani in uno scalcinato centro sportivo.
Testimonianze illustri che vanno da quella dell'architetto Marivi Zardoya, impegnata ad osservare come siano fatte le case di 48 metri quadri, a quella del critico d'arte Helmo Hernández; al fine di rivendicare, nel corso dei circa 55 minuti di visione, l'unicità del quartiere, capace di unire le persone perché vi si vive tutti insieme, come una famiglia.


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