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Fidel, il cardinale Sepe, propaganda Fide e il regalo cubano

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2012 17:26
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15/03/2012 17:16
 
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Nel "Mattinale cubano" ho riportato la notizia di come la Chiesa si para il culo per le occupazioni delle chiese da parte dei dissidenti.

Ho rispolverato una vecchia storia - la memoria è importante- dei rapporti tra il vaticano e Fidel. Parliamo del vaticano quello dei soldi, dei porporati importanti come il cardinale Sepe.

Il commento è superfluo, copio e incollo questo vecchio articolo del Espresso




Sono quasi vent´anni che Mario Agnes dirige "L´Osservatore Romano", il giornale del papa. Ma in queste settimane ha rischiato il licenziamento. Per un incidente che ha per epicentro Cuba.

L´8 marzo "L´Osservatore" dà la stura a una serie di servizi dall´isola, sette pagine in quattro giorni, con tre protagonisti assoluti: Fidel Castro, il cardinale Crescenzio Sepe e una suora badessa di nome Tekla Famiglietti. Nella foto clou i tre compaiono stretti in un abbraccio gioioso, con sullo sfondo la gigantografia di un altro abbraccio di cinque anni prima tra Castro e Giovanni Paolo II in visita all´isola.

Sepe e suor Tekla sono conterranei di Agnes, che è irpino, e si conoscono da una vita. Ma la loro prossimità non è solo geografica. Se Agnes è diventato direttore dell´"Osservatore Romano", lo deve proprio a Sepe, oggi cardinale prefetto della congregazione ´De Propaganda Fide´, ma all´epoca titolare dell´ufficio informazioni della segreteria di Stato vaticana.

Ebbene, cosa è andato a fare a Cuba il cardinale? A inaugurare all´Avana un convento di suore brigidine, donato da Castro proprio a suor Tekla, che delle brigidine è la badessa mondiale. Agnes ha inviato sul posto un suo giornalista di punta, Giampaolo Mattei, il quale dà conto nei suoi reportage di un crescendo di affetti tra la suora, il cardinale e il barbuto dittatore: con la suora e Fidel che «camminano mano nella mano», con la prima che conferisce al secondo «l´onorificenza Santa Brigida», con il cardinale che dice a Castro la gratitudine sua e del papa per «la generosa apertura e il fraterno aiuto».

Ma alla cerimonia c´è un grande assente: l´arcivescovo dell´Avana, cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino. Il quale ha tutti i motivi per mancare. Sa che Castro, mentre incanta i suoi ospiti venuti da Roma e fa trasmettere in diretta televisiva i suoi abbracci, ha già pronte le manette per l´ottantina di oppositori, in buona parte cattolici, che farà arrestare di lì a pochi giorni, e che in aprile farà condannare a un totale di oltre 1.500 anni di carcere.

E il Vaticano ne era stato informato, ma non aveva fatto nulla per frenare Sepe, Agnes e suor Tekla: quanto basta per mandare su tutte le furie il cardinale Ortega e gli altri vescovi cubani, che protestano l'11 marzo con una dichiarazione collettiva contro «gli eccessi, nelle parole e nei gesti - di cui siamo stati testimoni in queste circostanze - da parte di alcune personalità della Chiesa».

Dopo di che Ortega vola a Roma. Fa una sfuriata col cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. Il 21 marzo è dal papa. Va difilato anche dal cardinale Camillo Ruini per dirgli che gli aiuti della conferenza episcopale italiana se li gioca il regime, al quale incautamente sono dati in consegna.

Il risultato è che il cardinale Sodano rimprovera Agnes e gli adombra la revoca della fiducia. Ma con nessun effetto. Quando le malefatte di Castro diventano di dominio pubblico, sull´"Osservatore" compaiono in striminziti colonnini interni. In prima pagina sale soltanto, il 27 aprile, un appello del papa vecchio di due settimane ma fin lì tenuto segreto.

E Sepe? Si fa scudo del papa e il 29 aprile fa dire dal suo portavoce Luca De Mata: «Speravamo che ´El Máximo´ avrebbe avuto il coraggio di aprire Cuba alla democrazia, ma abbiamo sbagliato...». Come dire che Giovanni Paolo II ha sbagliato per primo, ad assoluzione di tutti.

Apriti cielo. Sodano s´arrabbia di nuovo e il 31 aprile, per contraddire Sepe, dichiara che sia lui che il papa «non sono affatto pentiti d´aver dato fiducia a Castro» e, anzi, continuano a sperare che «conduca il suo popolo verso nuovi traguardi di democrazia».

E così, gira gira, finisce che il segretario di Stato dà ragione proprio all´"Osservatore Romano". Sulla stessa cosa per cui l´aveva redarguito.


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15/03/2012 17:26
 
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Tanto per divertirsi un po'-- CHE CI FANNO NELLA BANCA DEL PAPA, ALLO IOR, L’ISTITUTO OPERE DI RELIGIONE, PROTETTI DA UNA BANALE CARTA DA PACCHI E RIPOSTI IN UNA SCATOLA DI CARTONE, OLTRE 20 CHILOGRAMMI IN LINGOTTI D’ORO CUSTODITI IN UNA CASSETTA DI SICUREZZA INTESTATA A UNO DEI PIÙ STRETTI COLLABORATORI DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE? AH, SAPERLO...

Che siano di qualche barbuto dittatore del centro america?

Chissà se [SM=g2825791] ne sa qualcosa? [SM=g7405]


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