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Accompagnarsi con una ragazza cubana

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2012 16:29
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22/03/2012 22:24
 
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ilvecchioeilmare1944, 22/03/2012 21.01:

Meno male che Gigi c'é...per correggere i miei svarioni. Grazie.

Non potresti rettificare lo spagnolo maccheronico di Ladillita che non conosce nemmeno i verbi dittongati? Da parte mia gli avevo consigliato di scrivere come magna...ma lui conosce la lingua...sapeva anche dell'ora legale che non è ancora entrata in vigore.




Di niente vecchio.....

Ma con lo spagnolo purtroppo non posso farci niente, non posso fare il Teofilo Folengo o Martin Cocaio della situazione, farei pure io delle figure Ladillite.



E sempre a proposito del "Maccheronico" eccone un'esempio, di latino s'intende, non certo di spagnolo.




Phantasia mihi plus quam phantastica venit
historiam Baldi grassis cantare Camoenis.

Altisonam cuius phamam, nomenque gaiardum
terra tremat, baratrumque metu sibi cagat adossum.
Sed prius altorium vestrum chiamare bisognat,
o macaroneam Musae quae funditis artem.

An poterit passare maris mea gundola scoios,
quam recomandatam non vester aiuttus habebit?
Non mihi Melpomene, mihi non menchiona Thalia,
non Phoebus grattans chitarrinum carmina dictent;
panzae namque meae quando ventralia penso,
non facit ad nostram Parnassi chiacchiara pivam.
Pancificae tantum Musae, doctaeque sorellae,
Gosa, Comina, Striax, Mafelinaque, Togna, Pedrala,
imboccare suum veniant macarone poëtam,
dentque polentarum vel quinque vel octo cadinos.

Hae sunt divae illae grassae, nymphaeque colantes,
albergum quarum, regio, propiusque terenus
clauditur in quodam mundi cantone remosso,
quem spagnolorum nondum garavella catavit.
Grandis ibi ad scarpas lunae montagna levatur,
quam smisurato si quis paragonat Olympo
collinam potius quam montem dicat Olympum.
Non ibi caucaseae cornae, non schena Marocchi,
non solpharinos spudans mons Aetna brusores,
Bergama non petras cavat hinc montagna rodondas,
quas pirlare vides blavam masinante molino:
at nos de tenero, de duro, deque mezano
formaio factas illinc passavimus Alpes.

Credite, quod giuro, neque solam dire bosiam
possem, per quantos abscondit terra tesoros:
illic ad bassum currunt cava flumina brodae,
quae lagum suppae generant, pelagumque guacetti.

Hic de materia tortarum mille videntur
ire redire rates, barchae, grippique ladini,
in quibus exercent lazzos et retia Musae,
retia salsizzis, vitulique cusita busecchis,
piscantes gnoccos, fritolas, gialdasque tomaclas.
Res tamen obscura est, quando lagus ille travaiat,
turbatisque undis coeli solaria bagnat.


Traduzione:


Mi è venuta la fantasia - una matta fantasia –
di cantare la storia di Baldo con le mie grasse Camene.

La sua fama altisonante, il suo nome gagliardo
fa venire ancora la tremarella alla terra, e la voragine infernale,
nella sua nera paura, si caga addosso.

Ma prima l’aiuto vostro bisogna chiamare, o Muse
che spandete la bell’arte macaronica.
Potrebbe la mia gondola strigarsi dagli scogli di questo mare,
se il vostro favore non la raccomandasse?

E non mi stiano a soffiare negli orecchi i loro carmi
né Melpomene né quella minchiona di Talia né Febo
che se ne sta grattando tutto il giorno la sua chitarrina:
perché quando penso al budellame della mia pancia,
non fa per me, per la mia piva, la chiacchiera del Parnaso.

Ma solo le Muse mangione, le dotte sorelle, Gosa, Comina,
Striazza, Mafelina, Togna, Pedrala, vengano qui a imboccare
il loro caro poeta di gnocchi, e mi diano cinque o anche otto tegame
di polenta fumante. Queste sono le mie dee e le mie ninfe,
bell’e grasse che colano; e il loro albergo, la regione e terra
loro è lontana lontana, in un cantone del mondo che la
caravella degli Spagnoli non ancora è stata buona di trovare.

C’è qui una grande montagna che si leva fino alle scarpe
della luna e se uno la vuol paragonare allo smisurato Olimpo,
non un monte ma una collina deve dire che è l’Olimpo.

E qui non ci sono le corna del Caucaso, non la schiena del Marocco,
non l’Etna che sputacchia ogni tanto i suoi colanti bruciori di zolfo:
qui non viene Bergamo a cavare, come fa nelle sue montagne,
le rotonde macine che poi vedi pirlare nei mulini e tritare le granaglie:
ma Alpi di formaggio sono quelle che noi abbiamo passato per di là
- formaggio ora tenero, ora ben stagionato, ora di mezza via.

Credetemi, non sono tanto storie, ve lo giuro: e poi una bugia,
anche una sola, non la direi per tutto l’oro del mondo.

Al basso corrono giù cavi fiumi di buon brodo che poi vanno a finire
in un lago di zuppa, in un pelago di stracottini.

E qui passano e ripassano barche, barbotte, brigantini,
agevoli e snelli, a migliaia, tutti di torta: e sopra ci stanno
le mie Muse e gettano lacci e reti - reti cucite con budelle di maiale e
con busecche di vitello - e pescano gnocchi, frittole e gialle tomacelle.

Ma è un grosso guaio quando quel lago va in travaglio e
con l’onde turbate bagna i solai del cielo.
[Modificato da Gigi.. 22/03/2012 22:28]




Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera
è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi
tirando il manico.....

W. Churchill




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