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Che roba Compañera

Ultimo Aggiornamento: 17/08/2013 15:37
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17/08/2013 15:37
 
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Come spesso succede Yoani Sanchez coglie quelle piccole cose di Cuba, che spesso sfuggono ai più.
Il suo ultimo post ci racconta di come la classe alta cubana, abbia tutti quei vizi della nostra borghesia.

Copio e incollo


Nobiltà e servitù


YOANI SANCHEZ
Mia nonna lavava e stirava per strada. Quando morì, a metà degli anni Ottanta, sapeva soltanto scrivere le tre lettere del suo nome: Ana. Per tutta la sua vita lavorò come collaboratrice domestica di una famiglia, persino dopo il 1959 quando la propaganda ufficiale si vantava di aver emancipato tutte le donne di servizio. In realtà, molte donne come lei, continuarono a lavorare nel servizio domestico senza copertura legale. Per me e per mia sorella, Ana passava parte delle sue giornate nella “casa di calle Ayestarán”, non dicevamo mai a voce alta che in quel posto la pagavano per pulire il pavimento, lavare i piatti e preparare il pranzo. Non la vidi mai lamentarsi, né venni mai a sapere che l’avessero maltrattata.
Un paio di giorni fa ho udito una conversazione che contrasta con la storia di mia nonna. Una tronfia signora vestita con abiti costosi, raccontava alla sua amica - mentre bevevano vino bianco - come andavano le cose con la sua giovane domestica. Trascrivo qui, senza aggiungere neppure una parola, quel dialogo che mi ha lasciato un senso di repulsione e tristezza:

- Secondo quel che mi dici hai avuto fortuna.
- Sì, non mi posso lamentare, è vero. Susy ha cominciato a lavorare da noi quando aveva 17 anni e ne ha appena compiuti 21.
- Il problema è che se adesso partorisce, la dovrai licenziare.
- No, lei conosce bene la situazione. Le ho già detto che se resta incinta perde il lavoro.
- Sì. Ma tu sai che “la capra tira verso la montagna”. Può darsi che vada dietro a qualche uomo che vive nel paesino dove è nata.
- Nemmeno per idea! In quel posto sperduto non ci va neppure in vacanza. Pensa che non hanno nemmeno la luce elettrica, il pavimento della casa dei genitori è di terra e ben quattro famiglie usano la stessa latrina. Lei ha visto un altro mondo da quando vive con noi. Inoltre non le manca niente. Deve solo ubbidirmi, non le chiedo altro.
- Cominciano così, ma dopo si fanno altre idee e pretendono di più.
- Per il momento non potrebbe andare meglio. Ha mezza giornata libera la domenica sera per fare quel che crede, ma deve rincasare prima di mezzanotte. Nella maggior parte dei casi non esce neppure, perché non conosce nessuno all’Avana. Meglio così, perché non mi piacciono le cattive compagnie.”.
- Sì la strada è molto pericolosa. E poi è meglio che queste campagnole non la frequentino, perché imparano un sacco di cose.
- Apprendono troppo. Per questo controllo anche le chiamate telefoniche. Non vorrei che alla fine si rendesse conto di quel che non deve capire.
- Mi dicesti che aveva un fidanzato? Che fine ha fatto?
- No, è tutto finito. Le abbiamo chiarito che non vogliamo visite di uomini in casa nostra. E lei, in verità, non può permettersi di innamorarsi, i miei figli le assorbono molto tempo. Il parco, i compiti per scuola, la pittura prima di andare a letto, la lettura di un racconto, un film da guardare insieme. Poveretta, quando va a letto deve essere matta.
- Caspita… puoi dirti davvero soddisfatta. Io non ho avuto fortuna, ogni volta che assumo una persona, non dura più di un mese.
- Se vuoi ti presento la sorella minore di Susy che sembra molto seria.
- Quanti anni ha?
- 15 anni, così la puoi educare come credi.
- Sì, dai pure il mio telefono e dille che mi chiami. Ah…falle capire che se la assumo, le compro tutto: vestiti, scarpe. Ma se un giorno se ne va, non esce dalla mia casa neppure con una spilla. Fai in modo che lo comprenda bene, perché quando si montano la testa è impossibile domarle!

Le due donne continuano a parlare e la bottiglia di vino è ormai arrivata oltre la metà. Riesco ad ascoltare una vanteria sulle oltre sessanta paia di scarpe che possiede il marito. Ridono tra loro e io sento alla bocca dello stomaco un tremito che conosco, l’ira repressa che mi provocano i prevaricatori. Esco in strada a prendere un po’ d’aria e vedo l’auto da dove sono uscite le “signorone”. Ha una targa verde che risalta sullo splendente color grigio metallico dell’auto. È la nuova classe aristocratica, la nobiltà in verde oliva, senza scrupoli né prudenza. Sputo sul parabrezza, per Susy, per Ana e per me.

Traduzione Gordiano Lupi per la Stampa.it

Leggendo questo racconto mi è venuta in mente una canzone molto in voga negli anni 70'.

Contessa di Pietrangeli. Dove si parte con le due alte borghesi si lamentano degli operai. Il video, molto "comunista" sembra calzare a pennello con la situazione "comunista" cubana odierna.



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