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Gobierno cubano ordena cierre de los cines patriculares

Ultimo Aggiornamento: 04/11/2013 20:12
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03/11/2013 00:40
 
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La Habana, 2 de noviembre , 2013


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El Gobierno cubano ordenó este sábado el cierre inmediato de pequeñas salas de cine particulares, que desde hace meses funcionaban en casas, pues “nunca han sido autorizadas”, en una nota publicada en la prensa local.
La disposición está firmada por el Consejo de Ministros que preside Raúl Castro, y se refiere a la situación del trabajo por cuenta propia (privado), impulsado por su Gobierno entre las reformas para “actualizar” el modelo económico de la isla.

“La exhibición cinematográfica (incluye las salas de 3D) y los juegos computacionales, cesarán de inmediato en cualquier tipo de actividad por cuenta propia”, indicó la nota, aparecida simultáneamente en Granma y Juventud Rebelde, los dos diarios de alcance nacional.

Esas actividades, “nunca han sido autorizados y se están desarrollando como único servicio y en ocasiones asociados a otras prestaciones, como las vinculadas a servicios gastronómicos”, agregó.

Decenas de salas abrieron en La Habana y otras ciudades en los últimos meses, improvisadas en casas o locales, con la particularidad de que muchas de ellas proyectan películas en tercera dimensión (3D, tecnología ausente de las salas estatales).

Incluso el diario Juventud Rebelde dedicó un extenso reportaje el pasado domingo a estas salas sin criticarlas y señalando que algunas salas estatales se disponen a utilizar la tecnología 3D.

Los espectadores, generalmente niños, pagan entre uno y cuatro dólares por función, tarifa que en muchos casos incluye un refrigerio.

La tecnología usada en esas pequeñas salas no está a la venta en la isla, y por lo general es enviada por parientes y amigos desde el extranjero, por un valor que se calcula en 3.000 dólares.

El texto hace referencia a otra disposición anterior, en la cual se prohibió la actividad de venta de ropa importada por vías no comerciales y de artículos comprados en la red comercial, utilizando licencias para otro tipo de labor.

Señaló que en esos últimos dos casos, se les concede “excepcionalmente” un plazo hasta el 31 de enero para que liquiden sus inventarios.

“Estas medidas son correcciones necesarias para proseguir ordenando esta forma de gestión, combatir la impunidad, exigir el cumplimiento de la legalidad y proteger a los trabajadores por cuenta propia, que en su inmensa mayoría cumplen las regulaciones establecidas”, dijo la nota.

Los trabajadores privados en Cuba aumentaron de 157.000 en 2010 a 442.000 en la actualidad, según cifras oficiales.

Sus licencias comprenden cerca de 200 actividades, de las cuales el Estado quiere liberarse “para concentrarse en lo verdaderamente decisivo”.

iclep.org/feed/
[Modificato da cubaa360gradi 03/11/2013 02:34]


- 'No hay mal que dure 100 años ni pueblo que lo resista'.

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03/11/2013 12:16
 
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Azz....mo' che stavo inviando Mostaccioli e bruscolini a Cuba.. [SM=g3564921]



The only easy day was yesterday (Navy Seals)
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04/11/2013 17:26
 
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Da Repubblica

www.repubblica.it/esteri/2013/11 ... -70174575/


NON è "l'indietro tutta" ma forse il segnale che le pur blande riforme economiche di Raúl Castro hanno aperto una contesa dentro i massimi vertici del potere fra rinnovatori e conservatori sulle vie da seguire. L'altro ieri, con una nota ufficiale del Comitato esecutivo del Consiglio dei ministri, il governo cubano ha ordinato la chiusura immediata delle sale di cinema private, i locali di videogiochi e la vendita di prodotti d'importazione.

I cinema privati e le sale di videogiochi sono sorti, soprattutto all'Avana, negli ultimi mesi approfittando delle pieghe della legge sull'iniziativa privata che cinque anni fa costituì l'avvio del programma riformatore di Raúl. A differenza delle sale dello Stato, di solito mal tenute e con una programmazione da cinema d'essai, quelle private proiettano pellicole appena uscite e in 3D, importate spesso illegalmente dagli Stati Uniti o dall'Europa, ed hanno avuto subito un grande successo di pubblico.

Ma l'esito e il loro status legale indefinito hanno provocato un problema per le autorità che hanno autorizzato alcune forme di iniziativa privata ma vogliono nello stesso tempo proteggere le imprese di Stato. Tra l'altro la nascita delle sale private, dei locali di videogiochi e della vendita di prodotti importati (dai vestiti ai rossetti fino ai tagliaunghie) per le strade della capitale ha favorito anche l'arrivo di investimenti privati dall'estero. Piccole società o imprenditori che hanno scommesso sulla formazione di un nuovo mercato interno grazie alla riforme. È il caso di un canadese citato dall'Associated Press che ha aperto una sala 3D investendo 100mila dollari solo per le attrezzature.

L'accelerazione alle modiche pillole di capitalismo sull'iniziativa privata consentite dal regime deve aver fatto scattare l'allarme provocando l'intervento del governo per reprimere e regolare una situazione che rischiava di andare "fuori controllo". Dall'avvio delle riforme economiche nel 2008 l'isola ha attraversato numerosi "stop and go" ma è la prima volta che il governo interviene in modo drastico contro il cosiddetto "cuentapropismo", il lavoro in proprio, che secondo stime pubbliche ha generato oltre 400mila posti di lavoro in pochi anni.

Dietro alla chiusura delle sale cinematografiche private sembra però esserci anche altro. E come nel caso della crociata contro il reaggeton, il ballo apertamente osceno che fa impazzire i Caraibi, c'è il desiderio del regime di continuare a gestire la politica culturale. Non a caso qualche giorno prima dell'ordine di chiusura su un organo ufficiale come Juventud Rebelde si poteva leggere: "Le sale private promuovono molta frivolezza, mediocrità, pseudocultura e banalità. Questo è il contrario di una politica che dovrebbe esigere solo la qualità per il consumo culturale dei cubani". Niente James Bond e tanta "Corazzata Potemkim", avrebbe detto anni fa qualcuno.


- 'No hay mal que dure 100 años ni pueblo que lo resista'.

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04/11/2013 20:12
 
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Re:
cubaa360gradi, 04/11/2013 17:26:

Da Repubblica

www.repubblica.it/esteri/2013/11 ... -70174575/


NON è "l'indietro tutta" ma forse il segnale che le pur blande riforme economiche di Raúl Castro hanno aperto una contesa dentro i massimi vertici del potere fra rinnovatori e conservatori sulle vie da seguire. L'altro ieri, con una nota ufficiale del Comitato esecutivo del Consiglio dei ministri, il governo cubano ha ordinato la chiusura immediata delle sale di cinema private, i locali di videogiochi e la vendita di prodotti d'importazione.

I cinema privati e le sale di videogiochi sono sorti, soprattutto all'Avana, negli ultimi mesi approfittando delle pieghe della legge sull'iniziativa privata che cinque anni fa costituì l'avvio del programma riformatore di Raúl. A differenza delle sale dello Stato, di solito mal tenute e con una programmazione da cinema d'essai, quelle private proiettano pellicole appena uscite e in 3D, importate spesso illegalmente dagli Stati Uniti o dall'Europa, ed hanno avuto subito un grande successo di pubblico.

Ma l'esito e il loro status legale indefinito hanno provocato un problema per le autorità che hanno autorizzato alcune forme di iniziativa privata ma vogliono nello stesso tempo proteggere le imprese di Stato. Tra l'altro la nascita delle sale private, dei locali di videogiochi e della vendita di prodotti importati (dai vestiti ai rossetti fino ai tagliaunghie) per le strade della capitale ha favorito anche l'arrivo di investimenti privati dall'estero. Piccole società o imprenditori che hanno scommesso sulla formazione di un nuovo mercato interno grazie alla riforme. È il caso di un canadese citato dall'Associated Press che ha aperto una sala 3D investendo 100mila dollari solo per le attrezzature.

L'accelerazione alle modiche pillole di capitalismo sull'iniziativa privata consentite dal regime deve aver fatto scattare l'allarme provocando l'intervento del governo per reprimere e regolare una situazione che rischiava di andare "fuori controllo". Dall'avvio delle riforme economiche nel 2008 l'isola ha attraversato numerosi "stop and go" ma è la prima volta che il governo interviene in modo drastico contro il cosiddetto "cuentapropismo", il lavoro in proprio, che secondo stime pubbliche ha generato oltre 400mila posti di lavoro in pochi anni.

Dietro alla chiusura delle sale cinematografiche private sembra però esserci anche altro. E come nel caso della crociata contro il reaggeton, il ballo apertamente osceno che fa impazzire i Caraibi, c'è il desiderio del regime di continuare a gestire la politica culturale. Non a caso qualche giorno prima dell'ordine di chiusura su un organo ufficiale come Juventud Rebelde si poteva leggere: "Le sale private promuovono molta frivolezza, mediocrità, pseudocultura e banalità. Questo è il contrario di una politica che dovrebbe esigere solo la qualità per il consumo culturale dei cubani". Niente James Bond e tanta "Corazzata Potemkim", avrebbe detto anni fa qualcuno.



il governo cubano con un dito da'..e con due mani riprende....ed ai cubani rimane solo il...dito [SM=g3564939]





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